Sentenza 150/2023 Tribunale Arezzo
Una storia iniziata male, ma finita decisamente meglio. La coppia ricorrente non era certo contraria alla procreazione: di fatto aveva già messo al mondo due figli.
Ma facendo i conti con le proprie disponibilità economiche, aveva deciso di fermarsi lì, facendo sottoporre la donna ad un intervento di “sterilizzazione tubarica”, per evitare ulteriori gravidanze.
Intervento attuato in una struttura pubblica ma non riuscito: infatti dopo due anni dallo stesso, la signora era rimasta nuovamente incinta, rifiutando però ogni pratica di interruzione del suo “status”.
Tale decisione non è stata valutata come consenso alla nascita, perché racchiudeva in se, oltre la volontà di evitare un obiettivo rischio fisico, anche problematiche di carattere morale e religioso.
Il Tribunale ha ritenuto di natura contrattuale la responsabilità dell’ASL, grazie al contratto di spedalità, e quindi sottoposta ai dettami dell’art. 2043 Codice Civile.
Condannata, in conseguenza, la struttura pubblica ad un risarcimento di €135.000, pari a €450 al mese per 25 anni, quale contributo per far arrivare il nuovo nato ad età di indipendenza economica!