Sentenza 27722/2023 Cassazione Penale
Facciamo cenno a questa vicenda, certo non per gettare discredito su di una categoria, composta per la quasi totalità da professionisti integerrimi e votati ad onorare il concetto di giustizia: ma seppur raramente, qualche “pecorella” a volte si allontana dal gregge, prendendo sentieri tortuosi e discutibili.
È il caso contemplato nella sentenza che citiamo, in cui la Corte ha sentenziato che, si configura il reato di “concorso esterno con organizzazione mafiosa” anche quando un professionista fornisca un contributo idoneo a conservare o rafforzare le potenzialità organizzative del sodalizio criminale.
Nel caso specifico, l’avvocato “colluso”, allo scopo di evitare e prevenire l’adozione di provvedimenti a carico di un esponente di spicco della malavita organizzata e, per non fargli perdere la proprietà di un immobile che da lì a poco sarebbe stato sequestrato, aveva attuato un “negozio formale” di compravendita, salvo rivendere il cespite, dopo poco tempo, al fratello dello stesso capomafia.
Avvocato “truffaldino e sognatore”, per aver ritenuto che detta operazione non sarebbe stata evidenziata nel prosieguo delle indagini del procedimento penale.