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CERTO CHE HO DICHIARATO IL FALSO! SIAMO PARENTI!

Sentenza 47376/2023 Cassazione Penale

Il vecchio detto popolare “prendersi il dito con tutta la mano”, si attaglia perfettamente alla figura di un congiunto che, pensando di poter sfruttare a suo favore alcune disposizioni di legge, si sente facultato ad “offendere la Giustizia”, dichiarando il falso per favorire un parente imputato.
Chiarisce la Corte in questa sentenza che, la causa soggettiva di non punibilità ex art.384 c.p. per colui che abbia dichiarato il falso, sentendosi a ciò costretto per salvare se stesso o un prossimo congiunto da un grave nocumento nella libertà e nell’onore, non trova parimenti applicazione a favore di chi abbia attuato tale comportamento, avendo rinunziato alla facoltà di astenersi dal testimoniare (Sez.Unite 7208/2007 42818/2013).
Di fatto, l’art.199 c.p.p. prevede la potenziale incompatibilità a testimoniare contro un congiunto imputato ma, la scelta di non astenersi, fa’ assumere la qualità di teste non diversa da ogni altro soggetto chiamato a detta pratica. Quindi, ai sensi dell’art.198 c.p.p. il congiunto è tenuto a dichiarare il vero, essendo venute meno le ragioni giustificative nascenti dalla sua posizione di parentela: che imporrebbero l’esigenza di rispettare un istinto difensivo, (diretto o mediato), giustificato dal vincolo di solidarietà familiare.
Falsa testimonianza, quindi, con tutti gli effetti e conseguenze di legge.