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Criminalità informatica e diritto alla riservatezza

Sentenza 13162/2016 Corte di Cassazione

Non si può negare l’importanza dell’innovazione tecnologica che, ormai da svariati anni, ha migliorato le nostre vite per tanti aspetti: però la parità di accesso, che è sicuramente una rivoluzione epocale, può anche diventare il peggior nemico, per tutti i pericoli insiti nel mondo digitale.
Per tale motivo, la “Convenzione del Consiglio Europeo della Criminalità Informatica”, (conosciuta anche come Convenzione di Budapest), ha tentato di disciplinare le diverse Legislazioni Europee, in tema di crimini informatici.
Ma l’argomento è talmente in continua evoluzione per cui, qualunque provvedimento, diventa desueto nel momento stesso in cui viene emesso.
Particolare attenzione, di recente, è stata applicata ai temi della privacy e dei dati personali.
La Cassazione, a partire dalla sentenza citata, ha iniziato a delineare i confini tra diritto all’informazione e diritto alla riservatezza, volti ad evitare che chiunque possa rivelare o diffondere informazioni, senza il consenso della persona interessata.
Ma, questa problematica, apre scenari giuridici praticamente infiniti.