La quarta sezione penale della Corte di Cassazione con sentenza 32917/21 ha sancito la condanna per diffamazione a mezzo stampa per l’ex famoso che pubblica un libro in cui rivolge degli insulti alla ex moglie in quanto, la vita privata di chi è politicamente attivo, può essere resa nota solo se riveste un interesse all’interno del tessuto sociale, senza creare alcun rumor o pettegolezzo. Nel caso in esame, i giudici di secondo grado condannavano per diffamazione l’ex marito che trattava, all’interno del libro, di particolari aspetti della vita familiare, delineando la donna come soggetto psicologicamente disturbato. L’ex, uomo famoso, proponeva ricorso in Cassazione, affermando che le espressioni utilizzati erano da considerarsi luoghi comuni ed inoltre, non era stata considerata la libertà di espressione. Secondo la Cassazione, affinché il diritto di cronaca e critica sia legittimamente esercitato, dovranno rispettarsi i requisiti della veridicità del fatto narrato, l’utilità sociale e la continenza del linguaggio. Inoltre, le questioni privati di soggetti socialmente noti, risultano rilevanti laddove se ne desumono elementi per ottenere la fiducia dei cittadini, ma non per destare curiosità nel pubblico circa la vita privata altrui. Pertanto, nel caso in esame, il fatto narrato è stato oggetto di futili pettegolezzi che, non è sfociata in alcun interesse pubblico e, le diciture utilizzate, sono da reputarsi lesive dell’onore della ex.