Sentenza 3878/2025 Corte Cassazione
La Suprema Corte si è pronunciata sulla “configurabilità dell’esimente del diritto di critica“, nel caso di pubblicazione su social network di frasi offensive, per fatti oggettivamente gravi.
Nel caso specifico la persona offesa del reato di diffamazione, aveva colpito a calci un gatto per allontanarlo dalla propria auto ed era stato oggetto di frasi offensive, pubblicate sul social, dal ricorrente che ha, successivamente, invocato l’esimente del diritto di critica.
La Corte ha stabilito che tale esimente postula l’utilizzo di termini che, pur se di per sé stessi offensivi, “stigmatizzi un fatto ritenuto oggettivamente grave, da valutare alla luce del complessivo contesto in cui essi vengono utilizzati, senza trasmodare nella gratuita ed immotivata aggressione dell’altrui reputazione“.
Nella valutazione, necessaria la verifica del requisito della “continenza”, che deve tener conto del tenore del linguaggio utilizzato, soprattutto se il destinatario delle parole offensive sia stato esposto al gratuito ludibrio altrui.
Nel caso di condotta realizzata attraverso “social network“, nella valutazione del requisito della continenza, ai fini del legittimo esercizio del diritto di critica, “si deve tener conto non solo del tenore del linguaggio utilizzato, ma anche dell’eccentricità delle modalità di esercizio della critica, restando fermo il limite del rispetto dei valori fondamentali, che devono ritenersi sempre superati quando la persona offesa, oltre che al ludibrio della sua immagine, sia esposta al pubblico disprezzo“.
Tanto è conforme alla pubblicazione di commenti “ad personam”, ingiustificatamente aggressivi su una bacheca facebook, piazza virtuale aperta al libero confronto tra gli utenti registrati.