Ordinanza 28627/2023 Cassazione Civile
Le “elargizioni a vittime di mafia”, devono essere indirizzate “solo” a soggetti estranei agli ambienti di malaffare, in quanto rappresentano un gesto di solidarietà e sostegno cruciale per la costruzione di una società più giusta e resiliente.
Di questo tema si è interessata l’ordinanza presa in esame, precisando che la lotta contro la criminalità organizzata richiede un impegno collettivo, e deve fornire un aiuto concreto a coloro che hanno subito le conseguenze di questa violenza.
Queste elargizioni non solo offrono un sostegno finanziario, ma anche un messaggio di solidarietà e compassione.
Le vittime innocenti spesso affrontano non solo le conseguenze fisiche dei loro tragici incontri con la criminalità organizzata, ma anche gravi difficoltà emotive e sociali.
Il sostegno economico può contribuire a fornire alle vittime gli strumenti necessari per ricostruire le proprie vite.
Ciò potrebbe includere l’accesso a servizi di salute mentale, assistenza legale, opportunità di formazione e inserimento nel mondo del lavoro. Inoltre fungono da riconoscimento ufficiale delle ingiustizie subite, contribuendo a rompere il ciclo di marginalizzazione che le vittime spesso sperimentano.
È importante che le elargizioni siano gestite in modo trasparente e efficace, garantendo che i fondi raggiungano effettivamente coloro che ne hanno bisogno.
In conclusione, elargire fondi alle vittime di mafia, purché estranee agli ambienti di malaffare, rappresenta un passo concreto verso una società più giusta e compassionevole.
Queste iniziative non solo forniscono un aiuto pratico, ma inviano anche un potente messaggio di solidarietà, promuovendo la consapevolezza e la mobilitazione contro la criminalità organizzata.
L’ordinanza della Suprema Corte ha voluto puntualizzarne l’importanza ed i confini operativi.