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IL DIRITTO ALL’OBLIO È IL DIRITTO A RIAPPROPIARSI DELLA PROPRIA VITA

Sentenza 14488/2025 Corte Cassazione

La Suprema Corte, con la sentenza qui commentata, ha affrontato una domanda di deindicizzazione presentata da un privato, assolto da accuse gravi, rispetto a contenuti obsoleti reperibili online, che continuavano a collegarlo a fatti ormai non più attuali.

Il ricorrente, assolto da accuse di associazione criminale, lamentava che i risultati dei motori di ricerca continuavano a mostrare informazioni legate a vicende superate, senza menzionare l’esito assolutorio. A fronte del rifiuto, aveva quindi chiesto:
la deindicizzazione da Google e simili ed il risarcimento per danni morali e patrimoniali.
Il Tribunale di merito, pur riconoscendo il potenziale pregiudizio, aveva rifiutato, sostenendo che il diritto all’oblio non è incondizionato, e deve cedere in presenza di interessi superiori come la cronaca giudiziaria.

Non esiste di un diritto assoluto all’oblio e la Cassazione lo ribadisce: è un diritto da esercitare con criterio, sempre ponderato, contro la libertà di informazione, segnatamente in ambito giudiziario.

La Corte richiama fattori fondamentali, come la notorietà del soggetto (anche a livello locale), la rilevanza e la natura della notizia, il tempo trascorso e la necessità di aggiornamento o contestualizzazione.

Se la notizia è stata diffusa legittimamente ma non è aggiornata con l’esito assolutorio, l’interessato può richiedere l’integrazione o la rimozione: un rifiuto ingiustificato può costituire illecito risarcibile.

La decisione conferma che i siti giornalistici possono mantenere i contenuti, purché non siano facilmente reperibili tramite motori di ricerca: ovvero deindicizzazione, non rimozione totale.

L’orientamento europeo rinvia l’equilibrio ai giudici nazionali e non impone deindicizzazione globale .

In Italia, la riforma Cartabia (2021) ha semplificato la deindicizzazione per proscioglimenti e assoluzioni, ma questo non dà diritto automatico, bensì occorre sempre un bilanciamento.

La sentenza segna un ulteriore passo verso una giurisprudenza equilibrata, che contrappone con attenzione il diritto all’oblio alla libertà di informazione, specialmente in ambito giudiziario.