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Il manager che ruba i file riservati dall’azienda in cui lavora e li porta al nuovo datore che gli affida un ruolo di primo piano compie tre reati in un colpo solo.

E’ quanto emerge dalla sentenza 3000/21, pubblicata il 25 gennaio dalla quinta sezione penale della Cassazione. Viene stabilito infatti che, da una parte, scatta il concorso formale fra appropriazione indebita e rivelazione dei segreti industriali quando le informazioni trafugate hanno un intrinseco valore economico e dall’altro, può configurarsi l’accesso abusivo al sistema informatico se i dati sono prima copiati e poi cancellati, violando i limiti di utilizzo del pc aziendale. Nel caso di specie il manager, risulta assolto dall’accusa di reato informatico, ma, la Suprema Corte ha stabilito che, la Corte d’appello ha commesso l’errore di escludere il concorso fra i reati ex articoli 646 e 623 c.p., poiché le due norme tutelano beni giuridici diversi: l’integrità del patrimonio sociale l’articolo 646 c.p., l’interesse alla non divulgazione delle informazioni riservate l’articolo 623 c.p.