Sentenza 16252/2023 Cassazione Sezioni Unite
Solo chi svolge l’attività di avvocato o si è avvalso dei servizi di un legale, conosce il senso ed il valore del termine “palmario”.
Detto termine, altro non indica se non una cifra aggiuntiva, versata dal cliente al professionista, come riconoscimento di un risultato particolarmente soddisfacente nello sviluppo di una procedura giudiziaria.
Sappiamo come i pagamenti delle parcelle siano scanditi e condotti da tabelle professionali ben precise e capillari, che riconoscono una giusta remunerazione al professionista, in virtù di ogni attività svolta ma, “da che causa è causa”, al raggiungimento di un ottimo risultato, è riconosciuta una regalia aggiuntiva, che va oltre i freddi calcoli ufficiali.
Fin qui tutto lecito: ma ciò che la Cassazione non ha ritenuto lecito è la mancata fatturazione di dette somme.
Il legale era stato sottoposto ad un procedimento disciplinare, proprio per essere venuto meno ai doveri di fedeltà e correttezza.
Il provvedimento, attuato dal Consiglio Distrettuale di Disciplina, è stato avvalorato e confermato anche in sede di ricorso in Cassazione.
Sancisce la Corte che il premio aggiuntivo è una componente del compenso e, come tale, sottoposto all’obbligo di documentazione fiscale.