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KUNTA KINTE: LA TRATTA DI ESSERI UMANI AI GIORNI NOSTRI

Sentenza 2319/2024 Cassazione Penale
(Approfondimento legale)

Anni fa, una iconica fiction televisiva richiamò l’attenzione della comunità sulla storia e l’origine della “schiavitù“!
Le cronache dei giorni nostri ci pongono, quotidianamente, di fronte allo stesso problema, seppur caratterizzato da differenti manifestazioni.

Le istituzioni restano il baluardo principale per combattere questo tipo di ingiustizie e, fra tutte, la Suprema Corte che ha accolto il ricorso di una donna considerata, in entrambi i precedenti gradi di merito, responsabile del reato di trasporto di sostanze stupefacenti, annullando con rinvio la sua condanna.

In conformità ad un’interpretazione dell’art.54 c.p.in linea con le direttive comunitarie, risultava configurabile la causa di giustificazione dello “stato di necessità in favore di persona vulnerabile“, in quanto “vittima di tratta” di esseri umani e, come tale, asservita ad organizzazioni criminali dedite al narcotraffico, costretta a compiere un trasporto di stupefacenti, senza possibilità di ricorrere alla protezione dell’Autorità.

Nel contesto della vigente direttiva, anche l’accattonaggio forzato deve essere inteso come una forma di lavoro o servizio forzato assoggettato allo sfruttamento di attività criminali: come atti di borseggio, taccheggio ed altre attività analoghe, che sono oggetto di sanzioni e implicano un profitto economico per le associazioni malavitose.
Il problema contempla anche la tratta di esseri umani perpetrata ai fini del prelievo di organi, (pratica che costituisce una grave violazione della dignità umana e dell’integrità fisica), nonché altri comportamenti quali l’adozione illegale o il matrimonio forzato, nella misura in cui soddisfano gli elementi costitutivi della tratta di esseri umani.

Riconosciuta una posizione di “vulnerabilità“, che rende la persona priva di scelta effettiva e costretta a cedere all’abuso di cui è vittima.