Sentenza 45861/2023 Corte Cassazione
Non è che gli avvocati ligi alla loro missione siano una rarità ma, in questa sentenza, è stata presa in esame la vicenda di un povero legale che, per svolgere in maniera integerrima il proprio mandato, aveva sollecitato la reazione della controparte.
Stabilisce la Corte che, il delitto di atti persecutori di cui all’art.612 bis c.p., si configura anche dopo solo due condotte illecite, seppur commesse in un ristretto lasso temporale (non essendo necessaria una prolungata sequenza di minacce o molestie).
Per ostacolare l’attività difensiva e farne sminuire l’intensità, l’agente aveva minacciato telefonicamente il legale, appostandosi anche nei pressi del suo studio professionale, insultandolo e seguendolo per strada.
Ciò aveva costretto il soccombente avvocato a vivere in uno stato di perenne apprensione per la propria incolumità.
Ritenuta quindi sufficiente questa modalità per integrare il reato, pur non essendo stati prolungati nel tempo gli episodi (Cass. 33842/2018 – 46331/2013).
In buona sostanza, il perseguitato era stato costretto a cambiare le proprie abitudini di vita, cadendo in uno stato di depressione e di paura e facendosi sempre circondare da persone amiche, nel terrore di essere aggredito senza la possibilità di adeguata difesa.