La Corte di Appello di Roma con sentenza 1762/21 pubblicata dalla sezione persona e famiglia ha sancito che, rischia la condanna il marito che, in sede di separazione, nasconde le sue disponibilità economiche per risparmiare sul mantenimento all’ex. Nelle cause di separazione contenziosa, la legge impone ai coniugi di allegare ai propri atti «le ultime dichiarazioni dei redditi presentate». Il giudice, in tal modo, può farsi un’idea dei redditi di ciascuno e del tenore di vita goduto dalla coppia in costanza di matrimonio: in base a tali elementi, potrà stabilire la misura congrua dell’assegno di mantenimento da versare. Il marito non solo è condannato a versare l’assegno in base al tenore di vita goduto dalla donna in costanza di matrimonio, ma si ritrova pure addosso la Finanza, che rileva l’occultamento dei redditi. Spesso, le dichiarazioni dei redditi non sono veritiere e non rispecchiano la reale situazione economica delle parti: il giudice in caso di contestazioni, può disporre «indagini sui redditi, sui patrimoni e sull’effettivo tenore di vita, valendosi, se del caso, anche della polizia tributaria». Pertanto, è Rigettato, quindi, il ricorso dell’imprenditore, ed, invece confermato l’assegno di 3.500 euro in favore della moglie; pertanto, al marito non resta che pagare, perché l’ex moglie con le sue disponibilità di reddito e patrimonio non è grado di mantenere l’elevato tenore di vita precedente alla separazione.