Nella sentenza che qui commentiamo, la prova di quanto possa essere amara una vittoria giudiziaria, che non potrà mai restituire la gioia di una desiderata maternità.
Lo Studio Legale Labonia ha patrocinato questa vicenda, con un finale riconoscimento di risarcimento danni alla sua cliente, che si era affidata con fiducia all’attuazione di un intervento chirurgico, per asportare una cisti ovarica, da parte di una primaria struttura di clinica medica.
A ciò si arrivava dopo una serie di accertamenti svolti da professionisti noti nell’ambiente medico, che avevano correttamente inquadrato il problema da risolvere, ove consentire una desiderata gravidanza.
Purtroppo a distanza di due mesi dalla avvenuta “eradicazione”, a seguito di una visita di controllo, risultava diagnosticata una “amenorrea secondaria”, ovvero una sintomatologia di esaurimento della funzionalità ormonale ovarica, conosciuta come “menopausa precoce chirurgica”: problema purtroppo irreversibile.
Al danno fisico era seguito un marcato stato depressivo configurabile per colpa professionale, derivante da un’errata conduzione dell’intervento.
Ovviamente veniva avviata procedura per il riconoscimento delle responsabilità della casa di cura operante, che aveva rafforzato il quadro probatorio con la mancata presentazione del legale rappresentanza all’interrogatorio formale. Consulenze tecniche d’ufficio avevano dimostrato e sottolineato la validità delle deduzioni dello staff difensivo, nell’evidenziare negligenza ed imperizia nel corso dell’intervento laparoscopico. Riconosciuti postumi permanenti del 16% oltre inabilità temporanea e menomazioni psicofisiche: danno biologico e danno morale, quindi, nonché danno economico da ritardo, in riferimento ad interessi e rivalutazione.
Vittoria legale, sì!
Ma quanta tristezza per i risvolti umani di questa vicenda!