Lo ha stabilito la Corte di Cassazione nella sentenza 26699/22 depositata il 12 settembre, con la quale è stato accolto il ricorso di una piccola srl, la quale era stata sottoposta ad accertamento per via di un versamento di 80 mila euro, effettuato sul conto del manager. I Supremi Giudici hanno richiamato il principio generale per cui nell’interpretazione dell’art. 37, terzo comma, del d.P.R. n. 600/1973, secondo cui «in sede di rettifica o di accertamento d’ufficio sono imputati al contribuente i redditi di cui
appaiono titolari altri soggetti quando sia dimostrato, anche sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti, che egli ne è l’effettivo possessore per interposta persona». Per cui, quando l’azienda giustifica le movimentazioni in entrata e in uscita, il fisco deve produrre prove più incisive.