Sentenza 55713/2017 Corte di Cassazione
Ogni epoca ha i propri termini e le proprie allocuzioni, per definire soggetti e situazioni.
Fino a qualche anno fa, venivano definiti “pappagalli”, quegli individui adusi ad adoperare complimenti non concessi per strada, nei confronti delle avvenenti bellezze femminili che incrociavano: quel “pappagallismo” oggi è definito, per la nostra sudditanza ai termini anglofoni, “catcalling”, equiparandolo, per osmosi, a rumori e gesti fatti per richiamare il proprio animale domestico.
Detti complimenti però, con l’avanzare del malcostume sessista e con la maggior capacità di difesa di genere delle donne, non sono più affrontati, al giorno d’oggi, come semplice gesto inopportuno o maleducato, bensì come vera e propria fattispecie di reato.
La sentenza della Cassazione presa in esame, ha integrato i dettami dell’art.660 Codice Penale, che configura il reato di molestie, punendolo con €500 di ammenda e reclusione fino a 6 mesi. Attenzione quindi ad adoperare il famoso “ciao bella”, per attirare goffamente l’attenzione di una prosperosa ragazza: la frase potrebbe avere risvolti molto spiacevoli.