Lo ha stabilito la terza sezione penale della Cassazione nella sentenza n. 17400/21 del 14 maggio, con la quale ha accolto il ricorso presentato contro l’ordinanza del tribunale che confermava il sequestro preventivo disposto dal gip. Nel caso di specie, la dichiarazione fraudolenta con fatture false veniva ipotizzata a carico del legale rappresentante dell’azienda, il quale di contro lamentava la mancata valutazione della documentazione prodotta, dalla quale a detta dello stesso, poteva evincersi chiaramente l’assenza dell’elemento di consapevolezza, necessario invece per il reato in questione. Quindi, il legale rappresentante non era a conoscenza che la ditta emittente fosse una cartiera e tale consapevolezza invece, risultava essere essenziale per ritenere sussistente il fumus del reato. I Supremi Giudici infatti, hanno chiarito che l’invio di bonifici e mail prova che la società effettivamente, non era a conoscenza che la società emittente fosse una cartiera, stabilendo inoltre che, non può scattare il sequestro preventivo finalizzato alla confisca perché affinché si configuri il reato di dichiarazione fraudolenta con fatture false è essenziale l’elemento della consapevolezza.