E’ sufficiente lo screenshot di una chat per incastrare uno stalker. La persona vittima di molestie e minacce può far valere le proprie ragioni producendo in giudizio la semplice copia dei messaggi ricevuti, magari avendo cura di stampare l’immagine in modo da depositarla come se fosse un documento qualsiasi. Lo ha sancito la sentenza 17552/21, pubblicata dalla quinta sezione penale della Cassazione.
Gli screenshot di WhatsApp hanno valore di prova solo se non contestati dalla parte processuale contro cui vengono utilizzati. In caso contrario, occorre procedere all’estrazione dei tabulati dallo smartphone mediante apposita perizia tecnica. L’imputato ammette l’autenticità dei messaggi, salvo poi metterla in dubbio nel ricorso per cassazione, per non averne conservata copia nel telefono. Il provvedimento attesta la legittimità del provvedimento con cui il giudice di merito aveva rigettato l’istanza di acquisizione.