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Sentenza 2885/2024 Corte Cassazione (Approfondimento legale)

La Corte, con questa sentenza, ha annullato la condanna per riciclaggio, a carico dell’amministratore di una società, sul presupposto che: “sembrava impossibile ritenere che l’imputato non fosse a conoscenza dell’operazione incriminata“.

La Suprema Corte sottolinea che va escluso che l’amministratore formale di una società debba rispondere automaticamente, per il solo fatto della carica rivestita, dei reati commessi da altri soggetti che abbiano operato nell’ambito dell’attività societaria, dovendosi verificare la sua compartecipazione materiale e morale al fatto che potrebbe anche essere sfuggito alla sua cognizione (cfr.Cass.33582/2022).

Lo spirito della decisione è teso ad impedire la pronuncia di condanne basate su posizione di colpa e non di dolo, (come richiesto per l’integrazione delle fattispecie di bancarotta di cui agli artt. 216 e 223 L.F.).

In buona sostanza, l’esistenza di fattori di anomalia evidenti, seppur implicando un chiaro addebito per colpa, finanche grave, non consente di affermare, “oltre ogni ragione le dubbio”, che l’inerzia da parte di chi sarebbe stato tenuto ad attivarsi, sia di per sé manifestazione di adesione all’evento illecito, posto in essere dalla condotta criminosa di altri agenti.

In definitiva, occorre effettuare una valutazione alla luce di tutte le circostanze del caso, tale da rendere dimostrata la volontà dell’amministratore, rappresentata dalla possibilità di verifica dell’evento concreto e dalla scelta, comunque, di aderire all’evento lesivo (cfr. Sez. Unite 38343/2014 ed altre).

A tal fine l’indagine giudiziaria, volta a ricostruire l’“iter” e l’esito del processo decisionale, deve tener conto della condotta tenuta, diversa da quella dovuta, della personalità e delle pregresse esperienze dell’agente, della durata e la ripetizione dell’azione, del comportamento successivo al fatto, nonché della possibilità di verifica dell’evento (cfr. Sez. Unite 23992/2015 ed altre).

Annullata quindi la condanna, senza rinvio, in quanto le “presunzioni di colpa” non possono essere alla base di un giusto processo, e devono sempre essere garantiti i diritti di chi è coinvolto in situazioni illecite.