Sentenza 42611/2023 Cassazione Penale
In questa vicenda, la difesa del “topo d’appartamento”, giocava tutte le sue carte per far sì che non venisse riconosciuto, allo stesso, il reato di “furto”, ma solo quello di “tentativo”, che avrebbe comportato una ridotta pena da scontare.
Il bilancino della Giustizia, in questo avvenimento, doveva decidere se prendere da un lato o dall’altro in quanto, il lestofante, attesa la partenza per le vacanze delle sue vittime, aveva aggredito con scasso la loro abitazione, ritenendo di poter agire indisturbato.
Ma una solerte vicina, (probabilmente adusa a sbirciare gli eventi del circondario), resasi conto di ciò che stava accadendo, aveva allertato le Forze dell’Ordine, intervenute proprio nel momento in cui, con il sacco pieno di refurtiva, il nostro “Arsenio Lupin” stava per scavalcare il muro di cinta, intento a dileguarsi.
La Cassazione, però, ha confermato le sentenze dei primi due gradi di giudizio, configurando il reato di “furto in appartamento aggravato per la violenza sulle cose”: il fatto di non essere materialmente uscito dal luogo della sua malefatta, non ha donato al lestofante la sminuente del “tentativo”, ritenendo i giudicanti tecnicamente compiuto il furto,
sventato solo per la invadenza della vicina curiosa!